Devo ammettere che i maggi storici mi piacciono meno, anche se Borghi ha scritto delle belle quartine (tra l’altro ha ricevuto dalla compagnia una targa che dice "A colui che invitto spazia/nel gran campo della rima/ con affetto e vera stima/la Val Dolo lo ringrazia"), devo anche ammettere che la Val Dolo ha delle voci bellissime: naturalmente educate al tono, estese e melodiose, le più adatte al lirismo magico dei sonetti e delle ottave, le più chiare e comprensibili nei campetti.
Dell’intera rappresentazione (303 stanze-3 ore e 10′) quello che mi ha colpito di più è il dialogo (254-268) tra Achille che ha appena ucciso Ettore – reo della morte di Patroclo che, come si ricorderà si era vestito con le vesti di Achille – e straziato il suo cadavere sotto gli occhi dell’altro grande interprete Priamo, re di Troia che di Ettore è padre. Un dialogo sulla pietas che il re si prepara in cuor suo e che il fantasma di Patroclo, che gli appare in sogno, prepara nel cuore di Achille.
Davvero due grandi interpretazioni di Virginio Fontanini (Priamo) e Daniele Dieci (Achille) e senza nulla togliere agli altri interpreti maschili e femminili, l’altra voce indimenticabile è quella di Daniele Baroni (Ettore).
Pubblico folto competente e delle grandi occasioni.
Benedetto Valdesalici